Valeria Gurgone

Valeria Gurgone è una designer di gioielli, il suo approfondito percorso di studi partito dalla laurea triennale a Milano (corso di Design del Gioiello IED), un Master di 1° livello in Ingegneria del Gioiello al Politecnico di Torino, continuato poi a Firenze con un corso di oreficeria a Metallo Nobile, l’ha portata a lavorare per qualche anno come cad designer presso diverse aziende del settore orafo; nel 2015 ha deciso di intraprendere la sua carriera da designer/orafa, dando vita al proprio marchio: ICUDAL.

 

Dal 2015 realizza gioielli esclusivi su richiesta per clienti privati ed aziende ma la voglia di confrontarsi con gli altri settori merceologici, del design e della tecnologia, è sempre molto forte e stimolante, così Valeria spazia anche nella progettazione di complementi d’arredo, di design e lampade.

Da dove nasce la tua passione per il design?

Il primo approccio nel mondo del design è stato lo studio del designer Philippe Starck, uno dei miei beniamini in ambito creativo innanzitutto, irriverente e dinamico. Ho realizzato un intero progetto di tesi ispirandomi al suo modo di interpretare e far vivere gli oggetti.

 

In che modo la cultura italiana ti ha influenzato?

Indubbiamente le mie origini sono una parte fondamentale del mio essere e di esternare quindi e tradurre ciò che è nel mio background. Sono nata in una terra meravigliosa, la Sicilia, che amo e odio, nella quale si nutrono le mie radici ma che ho lasciato tanti anni fa per crescere professionalmente, l’ispirazione però, ha quasi del tutto origine dalla mia terra. Artisti come Tornatore, con i suoi film, o musicisti come Battiato sono tra quelli che più stimolano il mio legame emotivo con le mie origini

 

Cosa ispira i tuoi progetti?

Non vi è una risposta univoca che possa andar bene per spiegare cosa c’è dietro ogni singolo gioiello o prodotto in genere, il filo conduttore di tutto però è l’osservazione del mondo che mi circonda, un dettaglio della natura, un paesaggio, un’ombra che casualmente colpisce la mia attenzione e rimane impressa nella mia memoria fotografica/visiva; poi un giorno, ritorna viva quell’immagina e a quel punto “DEVO fare”: immortalarla su un foglio, creare un modellino, prendere un appunto, ho centinaia di bozzetti che forse solo io posso capire perchè solo cenni di idee, all’occorrenza poi, quel flash diventa reale.